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Lo sport contro il cancro: Movember

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Movember (da “Moustache” (parola inglese per baffi) e “November”) è un evento annuale che si svolge nel corso del mese di Novembre. Durante questo periodo gli uomini che vi aderiscono (i Mo bro) si fanno crescere dei baffi per raccogliere fondi e diffondere consapevolezza sul carcinoma della prostata ed altre patologie. La November Foundation si occupa di gestire l’evento Movember attraverso il sito Movember.com. Il motto del Movember è di “cambiare la faccia della salute degli uomini” (letteralmente da “change the face of men’s health.”) Spingendo gli uomini a prendere parte al movimento / evento, Movember si pone gli obiettivi di favorire la diagnosi precoce del cancro alla prostata, aumentare l’efficacia dei trattamenti e ridurre il numero di decessi. Oltre che suggerire un check-up annuale, la fondazione Movember incoraggia gli uomini ad indagare possibili storie familiari relative al cancro e ad adottare uno stile di vita più salutare.

Tantissimi sportivi italiani hanno sposato, anche quest’anno, questo importante evento pubblicizzando l’arma migliore per la lotta contro il cancro: la prevenzione.

Vogliamo partecipare anche noi a questa nobile iniziativa con un articolo riguardante lo sport e il cancro: quali sono i benefici dell’attività fisica in un paziente oncologico?

Non più solo riabilitazione dopo le cure. Anche fare «pre-riabilitazione» prima di essere sottoposti ai trattamenti, iniziando subito dopo la diagnosi di un tumore, può contribuire notevolmente sia a migliorare l’esito delle terapie anticancro che a ridurre le possibilità di complicazioni. Lo sostiene uno studio pubblicato sull’American Journal of Physical Medicine Rehabilitation da ricercatrici della Medical School di Harvard, che hanno raccolto le numerose prove scientifiche finora disponibili a sostegno del fatto che preparare i pazienti oncologi, con attività fisica e sostegno psicologico, prima dell’avvio delle cure sia un importante aiuto per migliorare nel complesso la loro salute.

«Diversi studi hanno ormai dimostrato che fare regolarmente esercizio, compatibilmente con le condizioni di salute e le possibilità di ciascun malato, è un mezzo efficace per contrastare alcuni degli effetti collaterali secondari ai trattamenti (come il linfedema del braccio nelle donne operate di tumore al seno) sia per ridurre i rischi di recidiva – spiega Paolo Marchetti, direttore dell’Oncologia Medica all’Ospedale Sant’Andrea di Roma e fondatore dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Cura del Paziente Oncologico (AISCUP-Onlus), che ha organizzato nei giorni scorsi a Roma un seminario sull’importanza di una corretta attività fisica e sportiva in chiave anti-cancro -. Muoversi è utile anche in corso di trattamento chemioterapico, contribuisce a migliorare le diverse funzioni dell’organismo e la qualità della vita dei pazienti. L’esercizio fisico contrasta quel senso di stanchezza e mancanza di forze conseguente a molti trattamenti oncologici, aiuta a ridurre l’ansia e ad alleviare molti problemi psicologici. Una migliore tollerabilità delle cure consente – conclude l’esperto – di mantenere il dosaggio delle terapie. In generale, se il paziente è più in forma sopporta meglio, e più a lungo, anche terapie pesanti. Infine, sono ancora più numerose le dimostrazioni che lo sport è un mezzo molto efficace per restare sani e chi lo pratica con costanza ha meno probabilità di ammalarsi di cancro».

Prevenire e arginare gli eventuali effetti indesiderati delle terapie anticancro è l’obiettivo che si può raggiungere anche grazie all’aiuto della pre-riabilitazione. In pratica, secondo il recente studio americano, ginnastica e sostegno psicologico iniziati subito dopo che si riceve la notizia di avere un tumore contribuiscono a migliorare la vita dei malati, perché queste attività possono «rafforzare i pazienti» (fisicamente e psicologicamente) prima che l’iter delle cure li metta a dura prova. Inoltre, può essere di grande utilità iniziare fin da subito anche esercizi mirati alla riabilitazione post-chirurgica, per chi dovrà affrontare operazioni impegnative: diversi studi hanno infatti dimostrato che esercizi di deglutizione (per chi dev’essere operato di una neoplasia testa-collo) o di riabilitazione del pavimento pelvico, per contrastare l’incontinenza, vengono appresi meglio se si impara a farli prima dell’intervento. «La pre-riabilitazione – sottolineano gli studiosi di Harvard – diminuisce i tassi di complicanze, migliora la vita dei malati, abbrevia la durata dei soggiorni in ospedale e limita i casi di rientro in ospedale, riducendo così alla fine anche il costo complessivo delle cure. I risultati migliori si ottengono combinando fin da subito un supporto psicologico con interventi fisici personalizzati sul tipo di cure a cui il paziente verrà sottoposto e, partendo dal suo stato di salute generale, indirizzando la persona a cominciare o proseguire con una ginnastica quotidiana».

«Recentemente alcuni ricercatori statunitensi – aggiunge Marchetti – hanno poi dimostrato come un’attività fisica, anche non particolarmente intensa (per esempio camminare per più di 30 minuti al giorno, 5 giorni a settimana), modifica il metabolismo degli estrogeni, riducendo il rischio di sviluppare un cancro al seno. Inoltre, un’ampia metanalisi di oltre 50 studi clinici è giunta alla conclusione che fare ginnastica riduce anche l’incidenza del cancro del colon di almeno il 30-35 per cento. Sempre di recente è poi stato provato che pure l’incidenza dei tumori dell’endometrio viene significativamente ristretta dall’attività sportiva, verosimilmente limitando l’obesità e le alterazioni del metabolismo degli estrogeni ad essa correlate. In generale, oggi sappiamo che l’esercizio fisico riduce il rischio di ammalarsi di cancro in diversi modi, fra cui incidendo sulla riduzione dell’obesità, di molte citochine pro-infiammatorie, dell’insulino-resistenza e di molti ormoni, che determinano una maggiore probabilità di sviluppare una neoplasia».

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